Il Museo Egizio di Torino è uno dei più antichi musei al mondo dedicato a questa cultura, aperto nella prima metà dell’Ottocento. Ma cosa si sa di esso? Quanto costa un biglietto? E quali sono i suoi orari?

La sua storia

Il Museo Egizio venne aperto nel 1824, grazie ai reperti inviati da Vitaliano Donati, egittologo padovano, nel 1759, e Bernardino Drovetti, console piemontese di Francia, che durante l’occupazione di quest’ultima in Egitto, collezionò vari pezzi dell’antichità. Visto il grande interesse che avevano suscitato questi reperti, re Carlo Felice li acquistò e fece di questa sua collezione un museo.

Alla fine dell’Ottocento, un altro egittologo, Ernesto Schiapparelli, condusse varie campagne in Egitto ed altri reperti furono aggiunti alla collezione del museo. Negli anni Trenta del Novecento, la collezione conteneva 300,000 pezzi, tra sarcofaghi, mummie, statue, etc. Nel 2013, questo museo viene inserito dal Times tra i cinquanta migliori al mondo, e due anni dopo venne ristrutturato ed esteso.

Le sue collezioni e altre informazioni

Questo museo si suddivide per cinque piani, ovvero:

  • il piano -1, dedicato alla storia del museo;
  • il piano 0, dove si trova la Galleria dei Re, la Sala Nubiana e il tempio di Ellesiya;
  • il piano 1, in cui trovare la galleria del sarcofagi, la tomba di Kha ed altri reperti, molti legata all’epoca tarda, tolemaica e romana, inclusa un’area di restauro;
  • il piano 2, che include reperti legati all’epoca predinastica e del medio Regno;
  • il piano 3, nel quale vengono allestite le mostre temporanee.

In tutto, nel museo ci sono più di 37,000 pezzi. Tra questi, si possono citare:

  • il noto Papiro di Torino, o Canone Reale, un documentato datato tra il 1290 e il 1224 a.C (XIX dinastia egizia), che in pratica è un elenco di sovrani egiziani, dell’epoca che va tra il Basso e l’Alto Egitto;
  • il Papiro delle miniere d’oro, rinvenuto nel 1989 dai fratelli Castiglioni, che si può datare tra il 1290 e il 1147 a.C. (ma forse anche più antico). Esso è una mappa che descrive un sito minerario in Nubia;
  • la Mensa isiaca, un elaborata tavoletta di bronzo, risalente all’epoca romana, che venne acquistata dal Cardinal Bembo, nel Cinquecento, e che successivamente rientrò nella collezione dei Gongaza e poi in quella del re di Sardegna. Sembra che in passato sia stato oggetto della curiosità di molti occultisti, che la ritenevano un codice per interpretare il Libro dei Toth e i tarocchi;
  • delle statue di Iside, Sekhmet e Ramses II, ritrovate a Karnak, in un tempio dedicato alla dea Mut, da Vitaliano Donati;
  • il sarcofago della regina Nefertari, inclusi anche il suo corredo e una mappa in scala della sua tomba.

Per via dell’emergenza Covid-19, il museo è attualmente chiuso, ma il suo orario di apertura era dalle 9,00 alle 14,00, il lunedì, e tra le 9,00 e le 18,30, da martedì a domenica. Il costo di un biglietto intero è di nove euro, ma ci sono dei prezzi speciali per studenti, famiglie e gruppi. Ad esempio, il biglietto per la famiglia (due adulti e due minorenni) può costare diciotto euro.

Di Claudia