Molti hanno seguito la crisi in Grecia nel 2009, ma forse non tutti sanno che in realtà che la storia di questa crisi è iniziata negli anni Ottanta. Per saperne di più, si può continuare a leggere questa pagina.

L’inizio della crisi

Nel 1981, la Grecia entrò nell’Unione Europea, ed allora aveva un debito pubblico modesto, con un PIL parti al 28 %. La Grecia aveva una grossa industria navale e manifatturiera, nonché una fiorente agricoltura e un turismo discreto.

Con l’entrate nell’UE, l’economia forte di molti paesi mise in difficoltà la produzione del paese. Nel settore industriale, gli occupati scesero del 29 %, tra il 1981 e il 2010. Il debito, poi, diventò uno strumento per consensi: i politici promettevano posti di lavoro per chi li votava. L’Europa, da parte sua, fece l’errore di non spingere la Grecia a mantenere la sua produzione locale, promuovendo così una concorrenza tutt’altro che leale.

Lo scoppio della crisi nel 2009

Nel 2009, si insediò come primo ministro George Papandreou, esponente di un movimento socialista panellenico, il Pasok, che rivelò che per decenni i suoi predecessori avevano falsificato i dati di bilancio, per fare in modo che la Grecia entrasse nell’Unione Europea ed adottasse l’euro. In quell’anno, il deficit pubblico ammontava del 12,7 %. Il governo di Atene, allora, cominciò a ricorrere ai ripari con riforme strutturali, lotta all’evasione fiscale, congelato di stipendi degli impiegati statali e pianificando delle privatizzazioni.

Nel 2010, la Grecia avevano un debito di 350 miliardi di euro, e non poté accedere ai mercati finanziari. L’Europa e l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) decisero di stanziare alla Grecia 110 miliardi di euro, per tre anni, perché non rimanesse insolvente, ma nel paese cominciarono a verificarsi proteste e scioperi, che in alcuni casi sfociarono in episodi tragici e violenti.

Nei sue anni successivi, la Grecia non sembrava risollevarsi, e l’economia rimase in ginocchio, perché il paese era fuori dai mercati. Nel febbraio del 2011 la disoccupazione raggiunse il 15,9 %. Allora si cominciò a parlare della troika, un ente di controllo informale, costituito dall’Unione Europa, la Banca Centrale Europea e l’FMI, per vincere le resistenze della Germania nel distribuire gli Efsf (fondi salva-stati). Nell’ottobre del 2011, i leader europei pianificarono un altro piano di salvataggio, dando alla Grecia 130 miliardi di euro l’anno per ridurre i debiti.

La fine della crisi

La ripresa dell’economia greca cominciò solo nel 2016, e la Grecia poté inserirsi di nuovo nel mercato finanziario nel luglio del 2017, e due mesi dopo uscì anche dal deficit. L’economia, tuttavia, era ancora in uno stato precario. Alla fine del 2017 la disoccupazione era del 21 %, mezzo milione di persone erano emigrate all’estero, negli ospedali mancavano personale, medicinali e strumenti, e i medici che lavoravano avevano uno stipendio veramente ridotto.

Alla fine, nell’estate del 2018, la Grecia uscì dalla crisi, dopo dei negoziati con l’Eurogruppo ed un’ultima serie di prestiti, alleggerendo così il debito di Atene. Oggi, il PIL della Grecia è in salita, ma la disoccupazione rimane ancora alta e il tasso di natalità è piuttosto basso.

Di Claudia