I batteriofagi, o fagi, sono dei virus che attaccano i batteri, usandoli come ospiti per replicarsi. Per quanto possa sembrare strano, vengono impiegati in alcune terapie per curare delle malattie, sviluppate originariamente nell’Europa dell’Est agli inizi del Novecento. Per saperne di più, basta continuare a leggere la pagina.

Cosa fanno i batteriofagi

Quando il batteriofago attacca un altro batterio, si fissa con le fimbrie in un punto della sua superficie ed inietta il suo acido nucleico, che può seguire due cicli, ovvero:

  • il ciclo litico, che sfrutta l’apparato dell’ospita in grado di replicare, per produrre delle nuove particelle del fago, fino a che il volume non si ingrandisce fino a scoppiare e la cellula si disgrega per lisi;
  • il ciclo lisogenico, nel quale il genoma del batteriofago si integra con i cromosomi del batterio, e questo si replica.

La terapia

L’idea di usare questi batteriofagi per delle terapie mediche ha cominciato a svilupparsi nella prima metà del Novecento, nei paesi dell’ex Unione Sovietica, ed in particolare in Georgia, grazie al microbiologo George Eliava (1892-1937). Certo, con lo sviluppo degli antibiotici, l’uso di una terapia con i fagi ha suscitato minor interesse, ma sono usati ancora, soprattutto nell’itticoltura e in agricoltura. Alcuni studiosi dell’Università di Tor Vergati, infatti, lo stavano studiando per il suo uso per la batteriosi del kiwi.

Questi batteriofagi si possono considerare dei veri e propri “farmaci naturali“, e sono anche economici, visto la loro presenza numerosa su tutto il pianeta, e specifici, in quanto ogni fago agisce in una determinata maniera sui batteri, e per ogni singolo paziente viene realizzato un cocktail calibrato, da usare nelle terapie.

La somministrazione di questi batteriofagi avviene per via aerea, usando un aerosol, oppure per via rettale. Arrivano subito nell’apparato digerente e cominciare a fare effetto, per infezioni provocati da virus come lo Streptococcus, Escherichia cosli, etc. E’ particolarmente indicata per soggetti che hanno problemi al colon o soffrono di allergie. Se ben calibrata, questa terapia non comporta effetti collaterali o controindicazioni, ed uccidono la cellula batterica.

Anche se non presenta molti rischi, questa terapia è comunque poco praticata in Occidente, ed in certi paesi una terapia con fagi è addirittura vietata, e si presentano vari problemi anche per i brevetti. Tuttavia, negli ultimi anni questa terapia, che si usava soprattutto negli anni Venti, sembra oggetti di nuovi valutazioni dai parte dei medici e dei ricercatori.

Alcuni medici, infatti, la ritengono un ottima terapia per le infezioni più resistenti. In Italia, ogni anno ci sono tra i 450,000 e i 700,000 casi di infezione, e gli antibiotici cominciano a diventare inefficaci. Quindi, si sta riconsiderando la terapia fagica per combattere le infezioni. Nel 2009, un trial clinico di Londra ha usato questa terapia per combattere delle otiti croniche.

Di Claudia