La tecnologia ha cambiato, negli ultimi trent’anni, gli aspetti della vita e le innovazioni digitali si sono estese a vari campi. L’arte, in questo caso, non ha fatto eccezione, ma come i due hanno formato questo connubio?

Il Futurismo

Per vedere come la tecnologia ha influenzato l’arte, si dovrebbe partire dal Futurismo, movimento artistico-letterario dell’avanguardia, fondato da Filippo Tommaso Marinetti all’inizio del Novecento, periodo in cui pubblicò anche il suo ben noto “Manifesto”. In quest’ultimo egli sottolineava come i letterati e gli artisti dovessero proiettarsi verso il futuro e verso il progresso, in un contesto di ribellione (ribellandosi alla cultura ottocentesca statica), considerando la lotta e la guerra come la sola forma di igiene nel mondo. I musei e le biblioteche, poi, secondo Marinetti erano colpevoli di produrre una cultura stereotipata.

In un’epoca in cui non esistevano ancora computer e cellulari, Marinetti metteva ad esempio il mito della macchina, che poteva diventare un mezzo ed un fine per la creatività artistica e la sensibilità estetica. In pratica, la macchina diventata una metafora dell’esistenza, offrendo l’illusione di un fondamento concreto e oggettivo in una visione del mondo, che per molti aspetti risultava irrazionale ed astratta.

Come la tecnologia ha cambiato l’arte

Con l’avvento della tecnologia anche l’arte è inevitabilmente cambiata e l’ha resa alla portata di tutti. Non sono pochi i musei che, sul sito ufficiale, permettono di fare dei tour virtuali, anche se in maniera parziale del museo. Tali servizio online si è dimostrato di sicuro utile nei primi tempi della pandemia dovuta al COVID-19.

In tale contesto di innovazione tecnologico è nato il neologismo Art Industries, che indica il percorso della New Media Art, in cui gli artisti usano sempre di più la tecnologia per le loro opere. Non sono pochi, infatti, i programmi per PC che possono modificare immagini e dargli nuovi effetti. Non sono pochi, poi, gli aspiranti artisti che pubblicano online i loro disegni per farsi conoscere, grazie ai social media.

Visto che sempre più scultori stanno optando per l’arte del riciclo, non mancano di sicuro quelli che usano i rifiuti elettronici per realizzare opere d’arte. Ad esempio, nel 2021, in occasione del G7 in Cornovaglia, l’artista inglese Joe Rush e lo scultore Alex Wreckage hanno realizzato un enorme scultura, la Mount Recyclemore, che si ispirava al Mount Rushmore con le teste dei Presidenti americani. Per realizzare questa scultura sono stati usati pezzi di vecchi PC, telefonini ed aspirapolveri, che vanno a raffigurare Boris Johnson, Angela Merkel, Joe Biden, Yoshide Suga, Emmanuel Macron, Mario Draghi e Justin Trudeau. Un altro artista, sempre inglese, ha realizzato una gigantesca scultura solo con vecchi telefoni cellulari, che attualmente è posizionata in Golden Square, nel centro della capitale britannica, ed essa ha proprio la forma di uno dei primi modelli di cellulare.

Di Claudia