governo Renzi

L’ambito del mondo del lavoro vede, soprattutto in Italia, una serie di sfaccettature che spesso e volentieri disorientano le comunità locali poiché si trovano a dover avere a che fare con formule contrattuali abbastanza frammentarie e dispersive incapaci di dare quella continuità che ci si augura per riuscire ad avere un futuro all’altezza della situazione. Una delle ultime revisioni in tal senso riguarda il Jobs Act, una vera e propria riforma del mercato del lavoro voluta in primis dal governo Renzi.

Decreto attuativo Jobs Act: quando è entrato in vigore diventando attivo?

Il Jobs Act è entrato ufficialmente in vigore il 7 marzo 2015. Questo decreto attuativo si è sempre posto, come scopo principale, la riduzione della segmentazione per tipologie contrattuali del mercato del lavoro. Pertanto, cerca di portare avanti un’iniziativa ad ampio respiro tesa ad abolire quelle forme contrattuali precarie che riguardano, in primis, i giovani. Inoltre, effettuando una divisione del mercato del lavoro in due tipologie distinte, ossia il lavoro dipendente e il lavoro autonomo, si adombrano quelle situazioni legate, soprattutto, al fenomeno della parasubordinazione.

Ad ogni modo, il Jobs Act è anche e soprattutto diritti e welfare. Difatti, si è teso ad estendere l’indennità di maternità e il congedo parentale per proteggere le donne e le famiglie. Così facendo, si dà maggiore rilevanza al concetto di nucleo familiare e non si frazionano gli spazi necessari per vivere una dimensione affettiva fondamentale per ogni tipologia di essere umano. In più, sono stati imposti dei limiti alle false partite IVA per abbattere il precariato.

I pilastri del Jobs Act

L’affermazione del Jobs Act passa attraverso una base legislativa sorretta da appositi pilastri rifiniti per cambiare davvero le cose. Il primo decreto attuativo ha introdotto, ad esempio, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, il quale assume i contorni di forma principale di rapporto di lavoro mediante l’erogazione di incentivi economici. Un passo fondamentale per dare piena enfasi al tutto è la limitazione di quelle tipologie professionali parasubordinate in favore di una maggiore alternanza tra lavoro e scuola. La revisione della disciplina delle mansioni in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale fa il paio con la rielaborazione  dell’uso del lavoro accessorio per quelle attività prive di una continuità oggettiva e che si sorreggono sull’estemporaneità.

Oltre a quanto esplicato sino ad ora, si evidenziano le nuove regole sui licenziamenti. In questo modo, si è avuto un allargamento della rete di ammortizzatori sociali anche a tipologie contrattuali che ne erano sprovviste. La creazione dell’Anpal ha portato una ventata di novità contribuendo all’implementazione dei servizi e al potenziamento delle politiche attive e al riordino degli incentivi e degli strumenti volti a rilanciare l’occupazione produttiva. Poi, c’è stata la considerevole semplificazione dell’attività ispettiva attraverso la creazione di un’agenzia unica per le ispezioni sul lavoro, denominata Ispettorato nazionale del lavoro, preposta per integrare le operazioni ispettive del Ministero del Lavoro. Insomma, il Jobs Act ha profondamente rivoluzionato innumerevoli aspetti del mercato del lavoro italiano.