Quando si parla dell’aes dei romani, si fa riferimento all’aes grave, le monete pesanti di bronzi ai tempi della repubblica. Per saperne di più, si può continuare a leggere questa pagina.

La loro storia

Secondo la numismatica, gli aes, note anche come asse, sono le monete realizzate in bronzo fuso dai romani dal IV al III secolo a.C. Queste monete, il cui peso si aggirava attorno ai 273 grammi,  avevano anche dei sottomultipli, che si riconosceva in base al peso, ovvero:

  • i semiasse, che valevano metà asse, dal peso di 135,6 grammi;
  • i trienti, da 91 grammi, valevano un terzo dell’asse;
  • i quadranti, il cui valore era di un quarto di asse, avevano un peso che si aggirava attorno ai 68 grammi;
  • i sestanti, che valevano un sesto di asse, da circa 45 grammi;
  • l’oncia, un dodicesimo di asse, di un peso tra i 20 e i 25 grammi.

A seconda delle epoche, tuttavia, i pesi delle monete appena citate poteva variare. Ad esempio, nel 214 a.C., l’asse pesava 54,5 grammi, anche se valeva sempre per dodici once.

Sull’asse, era presenta l’immagine di Giano Bifronte, uno dei più antichi ed importanti dei romani, ed il segno I, mentre sul rovescio vi era la prua di una nave. Le immagini sulle monete, tuttavia, potevano variare a seconda della città. Durante l’impero, invece, queste monete vennero battute in rame rosso, e sulle loro facce vi si trovavano l’immagine dell’imperatore e dall’altro le lettere S e C, che stavano Senato Consulto.

Qualcuno potrebbe chiedersi come fare un parallelo tra il valore di un asse e quella di un euro, e qui il discorso diventa più complesso, dato che nell’antica Roma l’inflazione era molto diversa da quella attuale. E’ pressapoco impossibile saperle, ma ci sono alcune fonti, di epoche diverse, che possono dare un’idea sul valore delle monete. Basta pensare, comunque, che nel primo secolo a.C., con due assi si poteva comprare un chilo di pane, e con uno un piatto di legumi e verdure, ad un’osteria.

Il sistema bancario dell’antica Roma

Nella civiltà classica erano le banche ad avere il compito di battere moneta, ma nell’antica Roma era un compito riservato allo Stato, perché l’attività bancaria era in mano a cittadini privati. Vi erano due tipi di operatori bancari:

  • i nummularii, ovvero i cambiavalute, che erano degli esperti nel riconoscere le monete false, ascoltando il loro dopo averle battute ed esaminate attentamente;
  • l’argentarius, un libero cittadino appartenente alla classe dei cavalieri, che era un banchiere vero e proprio, e che accoglieva i vari versamenti per essere investiti, e potevano concedere il denaro in prestito. Tuttavia, la maggior parte di questi ultimi si dava spesso all’usura.

Non era strano, tuttavia, trovare degli schiavi che praticavano dell’attività bancaria per conto del padrone, che doveva rispondere dei loro errori e degli ammanchi.

Di Claudia