L’edilizia antisismica in Italia ha come punto di riferimento le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC). In particolare, i requisiti da rispettare per favorire la sicurezza sismica di un edificio sono stati stabiliti per la prima volta nel 2008 e sono stati successivamente aggiornati dieci anni dopo.

Per valutare il livello di vulnerabilità di un edificio a livello sismico sarà quindi necessario verificare se la costruzione interessata sia stata realizzata prima del 2008. In secondo luogo, sarà sempre importante rimanere aggiornati su possibili cambiamenti o aggiunte che vadano a interessare le NTC.

A questo proposito, novità e approfondimenti sul mondo dell’edilizia antisismica vengono proposti con regolarità sul blog di Seriana Edilizia, ditta specializzata in interventi di miglioramento e adeguamento antisismico in ambito industriale che costituisce un vero e proprio punto di riferimento nel settore.

L’analisi del rischio sismico è obbligatoria?

Per determinare il livello di sicurezza sismico di un edificio e verificare che sia effettivamente in linea con quanto stabilito dalle NTC, è necessario richiedere un’analisi del rischio sismico.

Si tratta di un’operazione che non è vincolata da obbligo in ambito civile: questo significa che, nel caso in cui si desideri determinare la vulnerabilità di una costruzione privata – come una singola abitazione o un condominio – si dovrà procedere in modo del tutto autonomo.

Al contrario, in ambito professionale la normativa vigente prevede per il datore di lavoro la richiesta dell’analisi del rischio sismico a una ditta specializzata. Una volta terminata la valutazione, i risultati dovranno essere inseriti nel cosiddetto Documento della Valutazione del Rischio (DVR).

Come si stima il rischio sismico

Esiste un indicatore specifico che individua il rischio sismico e che tiene in considerazione diversi elementi.

In particolare, la valutazione include almeno 3 macrocategorie: la pericolosità sismica della zona; la vulnerabilità dell’edificio rispetto alla sua collocazione sul territorio; il grado di esposizione che potrebbe cagionare perdita di vite umane e risorse indispensabili.

Per quello che riguarda nel dettaglio la zona nella quale sorge la struttura, è bene ricordare che in Italia se ne individuano 4, sempre suscettibili a modifiche.

Nella prima, che è quella in cui il rischio di terremoti forti è più alto, si collocano per esempio regioni come il Friuli Venezia Giulia, l’Abruzzo e la Campania; la seconda, per cui il rischio è considerato medio-alto, include regioni come il Lazio, la Puglia e l’Emilia Romagna; nella terza sono presenti regioni quali Liguria, Lombardia e Toscana, mentre nella quarta, che è quella meno rischiosa, si annoverano Trentino Alto Adige, Sardegna e Valle d’Aosta.

A una prima indagine conoscitiva del territorio, segue in secondo luogo una stima storica degli eventi che si sono verificati nell’area tenendo conto di tutti i danni provocati da ogni singolo sisma.

Ovviamente, sarà altrettanto fondamentale che le ditte specializzate effettuino dei sopralluoghi presso la struttura interessata, al fine di verificare la tipologia di materiali utilizzati per la costruzione dell’edificio e le condizioni in cui vertono: in questa fase sarà possibile rilevare aspetti come il grado di resistenza e di elasticità della costruzione e lo stato di usura, così da poter pianificare correttamente l’intervento antisismico.

Di Claudio